Autismo: una speranza nel trattamento di una sindrome considerata “incurabile”

Autismo: una speranza nel trattamento di una sindrome considerata “incurabile”

Autismo: una speranza nel trattamento di una sindrome considerata “incurabile”

L’autismo è un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge molteplici aspetti della sfera emotiva, sociale e intellettiva. I disturbi dello spettro autistico in genere si manifestano molto precocemente, nei primi tre anni di vita, anche se molti bambini e ragazzi ad alto funzionamento arrivano a una diagnosi tardiva, a volte anche in età adulta. In Italia, si stima che 1 bambino su 77, di età 7-9 anni, presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi. Tali disturbi sono stati a lungo ritenuti impossibili da trattate farmacologicamente, partendo dal presupposto che le disfunzioni del cervello siano congenite. Alcune scoperte recenti hanno messo in discussione questo dogma perché si è visto che molti casi di autismo sono causati da mutazioni nei geni che controllano la formazione e la maturazione delle sinapsi.

Forse un nuovo farmaco entro il 2030

Il Gruppo di ricerca dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), guidato dal Prof. Giuseppe Testa, Responsabile del Laboratorio di Epigenetica delle Cellule Staminali di IEO e docente di Biologia molecolare dell’Università degli Studi di Milano, ha scoperto che alcune sostanze conosciute come antitumorali (inibitori delle istone deacetilasi) sono in grado di controbilanciare gli effetti delle alterazioni genetiche all’origine di una forma di autismo chiamata 7-Dup. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Molecular Autism, annunciano per la prima volta la possibilità di sviluppare una cura farmacologica per l’autismo.

Sindrome 7-Dup e Sindrome di Williams

La sindrome 7-Dup è una forma rara di autismo in grado di alterare da subito lo sviluppo del cervello, del cuore oltre che determinare un ritardo del linguaggio. Ma perché indagare proprio questa alterazione genetica e non altre?

La sindrome 7-Dup e la sindrome di Williams sono due malattie speculari, entrambe legate a un’alterazione della quantità dei geni del cromosoma 7. La prima presenta la duplicazione di 26 geni del cromosoma 7 e i malati presentano gravi difficoltà di comunicazione con il mondo esterno, mentre nella seconda i 26 geni mancano e i pazienti sono iper-socievoli.

Tra questi 26 geni, uno in particolare, chiamato GTF2I è il gene chiave nei disturbi causati da autismo e sindrome di Williams e interagisce con una proteina, l’LSD1, nota per essere coinvolta nell’insorgenza di diversi tipi di tumore.

Somministrando farmaci contro LSD1 si potrebbe ripristinare il corretto funzionamento di alcuni circuiti molecolari, anche in presenza di dosaggio anomalo del gene. Questi farmaci potrebbero quindi essere studiati non solo per il trattamento dell’autismo ma di tutte le malattie mentali del neurosviluppo.

Avatar cellulari

In questo importantissimo studio è stata utilizzata una tecnica innovativa chiamata “disease modeling” che usa le cellule staminali per studiare l’evoluzione genetica di alcune malattie.

Sono state prelevate cellule della pelle di bambini con sindrome di Williams e autismo. In laboratorio le cellule sono state riprogrammate per riportarle a uno stato di staminalità, cioè di pluripotenza in grado di differenziarsi in qualsiasi tipo di cellula del corpo umano.

Nello step successivo, le cellule staminali pluripotenti in vitro sono state indotte a differenziarsi in cellule della corteccia cerebrale o della cresta neuronale. In parole semplici è stato creato un avatar, cioè un modello in grado di riprodurre fedelmente le cellule umane da cui deriva, dal momento che ha lo stesso genoma e quindi le stesse alterazioni genetiche. In questo caso, i neuroni presentavano la duplicazione o la delezione di quei 26 geni presenti sul cromosoma 7. Un risultato eccezionale che ha consentito di accedere a tessuti normalmente accessibili solo post-mortem.

La ricerca è proseguita testando numerosissimi composti chimici su questi avatar allo scopo di trovarne qualcuno in grado di riportare a una situazione di normalità i livelli dei geni alterati. Ne sono stati individuati tre.

Una nuova speranza

I risultati di questa importante ricerca accendono nuove speranze per avere a disposizione in meno di 10 anni una cura per alcune significative forme di autismo.

“Dopo le sperimentazioni in laboratorio, sono necessari studi pre-clinici, cioè dobbiamo testare i farmaci su ulteriori modelli in vitro e su animali con l’obiettivo di arrivare quanto prima a uno studio clinico per poter osservare se davvero si verifica una regressione dei sintomi. Siamo agli inizi di un lungo percorso, ma questo è già un importante traguardo raggiunto” conclude il Prof. Giuseppe Testa.

Autore: Redazione

Fonti

https://www.ieo.it/it/SCIENCE-IN-SOCIETY/Press-room/Comunicati-stampa/autismo/

http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=62&area=Disturbi_psichici

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